Che Cos’è La Pluralità

N.d.T. sul linguaggio inclusivo: Nel tradurre questo testo dall’inglese si è scelto di impiegare le desinenze neutre ə (per il singolare) e ɜ (per il plurale) come soluzione inclusiva dal punto di vista del genere. Siamo consapevoli che questa soluzione non è ottimale rispetto all’accessibilità del testo, tuttavia sembra ad oggi essere la più diffusa e conosciuta in Italia, e non abbiamo saputo trovare alternative migliori.


La pluralità (o molteplicità) è l’esistenza di più entità autocoscienti in un unico cervello.

Si può pensare a una collettività plurale come a un gruppo di coinquilinɜ che condividono la casa, ovvero il corpo fisico, per tutta la vita. L’idea di condividere la propria vita con altrɜ, di non essere mai solə, è affascinante per moltɜ. Ciononostante, la pluralità non è capita ed è oggetto di forte stigma, di conseguenza moltɜ plurali si nascondono. La pluralità comprende molte dimensioni. Qui iniziamo appena a sfiorare l’argomento, ma speriamo comunque di poter almeno contribuire a creare una consapevolezza in proposito.


Terminologia

Ci sono molti termini legati alla pluralità. Questi sono solo i più comuni.

Inoltre, diversɜ plurali hanno preferenze diverse riguardo al linguaggio. Considera questo elenco solo un punto di partenza.

  • Sistema (o collettivo): il gruppo che risiede in un singolo cervello/corpo.
  • Fronting („essere fuori/davanti“): quando un certo individuo controlla il corpo fisico condiviso dalla collettività, ovvero interagisce direttamente col mondo esterno.
  • Switch („cambio“): quando i membri del collettivo si alternano al controllo del corpo.
  • Co-cosciente/-controllo: lo stato di consapevolezza condivisa/controllo del corpo condiviso tra due o più membri di un sistema.
  • Blending/Blurryness („mescolanza/annebbiamento“): lo stato in cui più identità di un sistema si mescolano tra loro temporaneamente, ed è dunque difficile differenziale.
  • Mondo interiore/Spazio mentale: un paesaggio interno condiviso dalla collettività, dove spesso i membri stanno quando non sono „davanti“/“fuori“.
  • Singolə/persona singola: qualcuno che non è plurale, un unico essere in un corpo.

Cause

Non è del tutto noto che cosa causi la pluralità, ed è probabile che non ci sia un’unica causa.

Tipicamente si crede che le condizioni identificate dalla diagnosi clinica di Disturbo Dissociativo dell’Identità (DDI) e altre diagnosi affini come Disturbo Dissociativo Senza Specificazione (DDSS), Disturbo Dissociativo Non Altrimenti Specificato (DDNAS), DDI Parziale, siano originate da gravi traumi infantili. Al di fuori della psicologia clinica, alcunɜ plurali attribuiscono la propria pluralità a cause non traumatiche. Alcunɜ la considerano una differenza neurologica congenita, altrɜ la considerano un fenomeno spirituale. Ci sono anche plurali che non erano tali in origine ma lo sono diventatɜ attraverso l’acquisizione, casuale o intenzionale, di una vita autocosciente da parte delle entità mentali da loro create. E ci sono sistemi plurali che non conoscono la propria origine, che hanno un’origine mista, o che non considerano affatto rilevante la questione dell’origine.

Ci sono differenze di funzionamento tra i vari tipi di plurali in base all’origine. Per esempio, lɜ plurali di origine traumatica tendono ad avere più problemi di memoria e numerose difficoltà collegate alla Sindrome da Stress Post Traumatico che moltɜ plurali di origine non traumatica non hanno. Comunque, tuttɜ condividono la caratteristica comune di essere „più di unə“.


Miti

Mito: la pluralità è rarissima.

La International Society for the Study of Trauma and Dissociation (Società internazionale per lo studio del trauma e della dissociazione) colloca la prevalenza del Disturbo dissociativo dell’identità tra l’1 e il 3% della popolazione mondiale: la stessa incidenza dell’Autismo o del Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Il numero non fa che aumentare quando vi si aggiungono lɜ plurali con diagnosi di DDSS/DDNAS e di coloro che non si identificano nella terminologia clinica. Se è vero che lɜ plurali non sono certo una maggioranza, è estremamente probabile che tu ne abbia incontratə almeno unə nel corso della vita senza rendertene conto!

Mito: lɜ plurali sono pericolosɜ.

Questo particolare mito è probabilmente dovuto alle molte rappresentazioni hollywoodiane di soggetti „con personalità multiple“ come criminali violentɜ e assassinɜ psicopatichɜ. Come minimo, non credere a tutto quel che vedi sullo schermo! Secondo quanto dichiarato dalla International Society for the Study of Trauma and Dissociation, la ricerca recente non ha trovato nessuna correlazione tra i disturbi dissociativi dell’identità e la propensione a commettere crimini. Coloro che vivono condizioni dissociative hanno molta più probabilità di essere vittime piuttosto che perpetratorɜ di crimini violenti. Tristemente, la maggior parte delle violenze commesse da plurali con DDI è nei confronti di se stessɜ. Più del 70% di coloro che hanno una diagnosi di DDI hanno tentato il suicidio almeno una volta, a causa (tra le altre cose) del peso dei traumi del passato, di problemi di salute in comorbidità, di mancanza di accesso a cure sollecite e competenti, e della frequente ritraumatizzazione provocata dallo stigma sociale e dall’ignoranza. Non sono state pubblicate statistiche riguardo allɜ plurali al di fuori dell’ambito clinico, ma si può dire senz’altro che è altrettanto poco probabile che siano violentɜ, quantomeno non più di ogni altro gruppo marginalizzato.

Mito: lɜ plurali sono malatɜ di mente e devono fondersi in un’unica identità per guarire.

Sebbene un tempo la pluralità fosse comunemente considerata dalla psichiatria un disturbo mentale in sé, le moderne linee guida per il trattamento delle condizioni dissociative adesso riconoscono che è possibile vivere felicemente e con successo da plurali. La terapia più aggiornata per il DDI si focalizza più sul risolvere i traumi passati e insegnare ai sistemi a cooperare, lasciando opzionale l’integrazione/fusione in un’unica identità. Anche dopo aver imparato a collaborare e risolto i propri traumi, alcunɜ plurali continuano a trovare difficile essere plurali e optano per l’integrazione. Altrɜ non vogliono nemmeno pensarci e vivono la sola idea con grande disagio. Alcunɜ possono integrarsi parzialmente, mentre altrɜ possono provarci e scoprire che la singolarità non fa per loro o addirittura rende loro le cose più difficili. Come tutto il resto, l’integrazione è qualcosa di personale per ogni plurale. La decisione di integrarsi o rimanere plurali può essere presa solo e soltanto dallɜ direttɜ interessatɜ e in autonomia.

Mito: la pluralità è tutta un’invenzione.

Studi di brain imaging condotti su plurali con diagnosi di DDI hanno mostrato differenze significative tra membri delle collettività, differenze non riscontrabili in attorɜ espertɜ che fingevano di avere un DDI. Non sono ancora stati fatti studi simili su forme non cliniche di pluralità, ma l’interesse in merito è in crescita.

Mito: la pluralità è una condizione miserevole / un dono senza aspetti negativi.

La pluralità non è di per sé migliore o peggiore della singolarità (un’unica entità in un corpo). Alcunɜ plurali sono felici di esserlo, altrɜ no, altrɜ una via di mezzo. Non essere mai solɜ può essere una benedizione e può essere anche una sventura. Si può essere molto intimɜ con lɜ propriɜ compagnɜ di stanza, oppure si può litigare parecchio, o semplicemente andare d’accordo. E qualche volta possono capitare cose che rendono più facile o più difficile avere dellɜ compagnɜ di stanza. Anche lɜ amicɜ migliori a volte litigano. Tutto questo si applica anche ai sistemi plurali. Può essere impegnativo assicurarsi di ascoltare e prendersi cura di ciascunə. Ma può anche essere gratificante quando tuttɜ si supportano a vicenda nel fare cose che non potrebbero fare da solɜ.


Com’è?

Ci sono molti modi di essere plurali e molte dimensioni di vita da plurali.

Questo testo scalfisce appena la superficie e non è rappresentativo di tuttɜ lɜ plurali. Non essere sorpresə se incontri un sistema che non corrisponde a questa descrizione!

Proprio come in ogni altro gruppo di persone, c’è grande varietà rispetto a quanto e come i membri di diversi sistemi plurali vanno d’accordo tra loro. Alcunɜ convivono felicemente mentre altrɜ litigano, ma in ogni caso devono imparare a comunicare, fare compromessi e collaborare tra loro. Oltre a quelli di base, ci sono vari problemi specifici relativi al condividere un corpo, come gestire il tempo e le relazioni esterne in quanto collettività. Si tratta di un’esperienza che comporta sia sfide che soddisfazioni.

Identità

C’è grande varietà riguardo al grado di separatezza tra i membri dei sistemi plurali. Un collettivo potrebbe considerarsi composto da molte parti (di un unico sé), o molte persone che coabitano in una testa, o anche una via di mezzo. Anche la differenziazione tra le personalità dei membri può variare tantissimo: ci sono sistemi in cui i membri sono estremamente simili tra loro in termini di convinzioni e comportamenti, e altri in cui sono differenti tra loro quanto un qualsiasi gruppo di persone preso a caso dalla strada. Le identità soggettive e le immagini di sé dei membri di un sistema possono non corrispondere al corpo fisico. Possono esserci membri più giovani o più vecchi rispetto all’età del corpo, membri di diversi generi, e perfino membri non umani.

Comunicazione

La comunicazione tra i membri è cruciale per il funzionamento di un sistema. Stabilire una buona comunicazione interna è infatti una delle parti principali della terapia per il DDI. Alcuni sistemi sono in grado di comunicare internamente con relativa facilità, semplicemente pensando quel che vogliono dirsi, come una forma di telepatia interiore. In molti casi i membri possono inviarsi l’unə l’altrə pensieri e sentimenti, oltre che parole, rendendo la comunicazione un po‘ più facile (sebbene non infallibile). Ci sono sistemi che non sono affatto in grado di comunicare mentalmente, e lo fanno invece lasciandosi l’unə l’altrə appunti, programmi e liste di cose da fare, e scrivendo diari.
Molti sistemi si trovano a metà strada, essendo capaci di comunicare solo tramite vaghe impressioni. Ci sono anche casi in cui alcuni membri di un sistema sono in grado di comunicare facilmente mentre altri hanno molte più difficoltà. Anche per i sistemi che sanno comunicare in modo affidabile, la comunicazione può essere disturbata o interrotta dallo stress, da medicinali inadatti, o da altri fattori, e molti gruppi stabiliscono misure di emergenza per questa eventualità.

Spazio mentale

I „mondi interiori“ variano tantissimo in termini di grandezza e funzionalità. Alcuni spazi mentali sono estremamente semplici, niente di più che una stanza o uno spazio in cui le persone possono parlare. Altri sono più elaborati: piccoli villaggi, grandi palazzi, foreste rigogliose. Altri ancora sono complessi quanto il paracosmo di uno scrittore fantasy. Alcuni sistemi non hanno alcun mondo interiore. Piuttosto, quando qualcunə non è attivamente „fuori“, rimane nel „sedile posteriore“ o si addormenta.

Switching („cambiare“)

I sistemi plurali variano sia nella quantità di switch che attuano sia nel grado di controllo che hanno su di essi. Ci sono dei sistemi che non switchano mai o quasi mai. C’è un membro che rimane „fuori“, mentre gli altri restano nello spazio mentale. Ci sono sistemi che switchano in continuazione, gestendo la loro vita fisica a turni della durata di ore, giorni o anche settimane. Alcuni membri possono avere compiti specifici: per esempio, unə può andare a scuola o al lavoro, mentre un’altrə si occupa delle faccende di casa e un’altrə ancora interviene solo per gestire situazioni pericolose. Tra i gruppi che switchano c’è ampia varietà rispetto a quanto controllo hanno sui loro cambiamenti. Alcuni possono switchare più o meno a volontà, mentre altri non hanno quasi alcun controllo sul fenomeno. Molti si trovano in una via di mezzo: gli switch sono per la maggior parte sotto controllo, ma ci sono pur sempre situazioni che inducono i membri a scambiarsi di posto o restare „bloccati“. Così come per la comunicazione, sia stabilire un maggior grado di controllo sugli switch che trovare dei modi di gestire gli switch involontari sono parti essenziali della terapia per il DDI.

Governo

I sistemi si autogovernano in molti modi diversi, stabilendo regole per ogni cosa, da come interagire con le persone esterne, a come prendersi cura del loro corpo, a come trattarsi reciprocamente. Alcuni sistemi, specialmente i più piccoli, sono estremamente informali riguardo al proprio autogoverno. Come un gruppo di compagni di stanza, si accordano su delle linee guida di base e si consultano a vicenda quando sorgono dei dubbi. Alcuni sistemi hanno un individuo singolo o un gruppo di membri fiduciari incaricati di gestire tutti gli aspetti della vita esteriore della collettività. Altri possono fare votare ognunə per le decisioni più importanti. Alcuni estendono questo metodo ulteriormente, creando parlamenti interni e redigendo documenti formali. Pochissimi sistemi si gestiscono del tutto senza regole: un certo grado di ordine, anche basico come il semplice accordo di non fare del male a nessunə all’esterno e all’interno, è vitale per poter vivere insieme serenamente.


Galateo

Ogni sistema ha le sue specifiche preferenze su come preferisce essere trattato, ma le seguenti tendono ad essere regole pratiche comuni.

Non chiedergli se sono pericolosɜ. Hollywood non è una fonte di informazioni attendibile.

Non chiedergli di conoscere la persona „reale“. Ognunə in un sistema plurale è reale.

Non presumere che i membri della collettività abbiano le stesse opinioni, preferenze, ecc.

Non rivelare un sistema come tale (in pubblico o ad altrɜ) senza il suo permesso, anche se pensi che la persona a cui lo stai svelando sarà comprensiva.

Non fargli pressioni affinché vadano in terapia o assumano farmaci contro la loro volontà. Se non hanno espresso alcun interesse verso l’integrazione, non toccare l’argomento. Allo stesso modo, se hanno deciso autonomamente di ricercare una forma di cura, non fargli pressioni affinché lascino perdere.

Non fare domande indiscrete sui loro traumi passati (se pertinente), compreso chiedere se ne hanno.

Ricorda che un sistema plurale è un gruppo di esseri distinti. Molti apprezzano molto che le persone esterne si riferiscano ai singoli membri con i loro nomi e pronomi individuali (tutto sommato sarebbe inopportuno chiamare qualcunə col nome di unə suə parente).

Se non hai dimestichezza con loro come individui, moltɜ plurali avranno una preferenza su come riferirsi a loro complessivamente: di solito con pronomi plurali e con il loro nome collettivo (puoi considerare questa possibilità simile a chiamare qualcunə per cognome).

Se hai dei dubbi, chiedigli cosa preferiscono e segui il loro esempio.

Essenzialmente: rispetta il loro diritto alla privacy e all’autodeterminazione. A meno che non si identifichino diversamente, pensa a loro come un gruppo di coinquilinɜ piuttosto che un’unica persona con „personalità multiple“. O una compagnia di attorɜ che mette in scena uno show di singolarità per tirare avanti.
Essere invitatə dietro le quinte è un grande atto di fiducia: non tradirla.


Disclaimer: We are not the authors of the information text above, and we do not claim copyright. This is a translation of the english website https://morethanone.info (December 2022), kindly translated by Blanq/TheAntipodes.